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Si avvicina il Capodanno

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I colori di Angkor Wat al tramonto!

Un’ emozione intensa è rimasta e sempre rimarrà nel mio cuore la visita a questo sito che rappresenta il vero centro pulsante di questa nuova Cambogia: Angkor !

Unica sotto vari aspetti, si tratta non di un’area molto vasta da visitare con calma per coglierne appieno le emozioni e la sua poesia: Angkor è il sito archeologico più importante della Cambogia e certamente uno dei più importanti del Sud-est asiatico. Nel periodo che va all’incirca fra il IX ed il XV secolo divenne il centro politico-religioso dell’Impero Khmer e ne ospitò le capitali.

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Mappa interattiva dei templi di Angor (Fonte web: www.cultorweb.com)

La sua estensione è veramente notevole mentre la maestosità di questo insediamento fa emozionare non solo per la sua architettura complessa delle sue costruzioni, la finezza dei bassorilievi, delle sue sculture, dei suoi templi in pietragrandi e piccoli, ma anche per la natura prorompente che lo avvolge, una vera esplosione della jungla che nel tempo si è ripresa quei luoghi e che ora li sta restituendo . Davanti a tutto questo nessuno può rimanere indifferente. I colori che ogni pietra, ogni tempio, ciascun insediamento, assumono con il trascorrere delle ore ha un fascino particolare: le pietre che parlano, così voglio definire questa emozione che ti porta a rimanere ore e ore in un luogo, a volerlo visitare all’alba come nelle dorate ore della serata, che tutto avvolge di ambra e di oro, sensazioni ed emozioni che si estendono alla natura, ai bacini idrici, alle ninfee colorate che galleggiano su laghi e laghetti, spesso antistanti proprio ai templi.

E la scoperta di questo Regno delle meraviglie rappresentato da Angkor, inizia quando ancora è buio, prima dell’alba recandomi con la guida al tempio di Angkor Wat, Patrimonio Mondiale dell’Umanità: uno dei monumenti simbolo di questa straordinaria civiltà Khmer, costruito nel XII secolo (1112-1152) in onore di Vishnu. Bellissimo cogliere il sorgere dell’alba da Angokor Wat. Così bello che la quantità di fotografi, turisti e viaggiatori, non sono ben quantificabili.

Per la visita vera e propria ci tornerò la sera, mentre nel frattempo mi reco ad ammirare il tempio di Banteay Srei dov’è custodito uno dei gioielli più straordinari dell’arte khmer. Costruito nel X secolo, questo piccolo tempio d’arenaria rosa, il cui nome significa “La cittadella delle donne”, contiene capolavori di scultura ancora in buono stato di conservazione. Un vero gioiello, ricami nella pietra da non perdere e che ritengo essere uno dei capolavori di Angkor.

Immancabile la visita al vecchio monastero Ta Prohm, dove i giganteschi alberi secolari hanno messo le radici nelle pietre. Oltre a questa vegetazione impressionante, colpiscono le splendide devatas scolpite nella roccia: un’atmosfera propria di questo tempio e dei templi costruiti sotto il regno di Jayavarman VII.

Di stare ferma non se ne parla e quindi con la guida di Angkor di buona mattina in tuk tuk raggiungiamo il Tempio di Preah Khan, costruito da Jayavarman VII nel 1191 in onore di suo padre che viene considerato il dio risparmiatore del Buddismo Mayahanista. Il tempio era in origine una vera e propria città, un luogo dedicato agli studi buddisti. Appartenendo alla stessa epoca, Neak Pean, chiamato anche “Nagas intrecciato”, è l’unica isola-tempio di Angkor. Si dice che rappresenti simbolicamente Anavatapta – il lago sacro e mitico del Himalaya, venerato in India per le proprietà curative delle sue acque. Il grande bacino centrale è collegato da 4 altri bacini più piccoli che rappresentano i quattro grandi fiumi della terra e i quattro punti cardinali. Ciascuno di loro possiede un “gargoyle” (Doccione): il leone, il cavallo, l’elefante e l’uomo. La parte più interessante una meravigliosa statua di Balaha, che rappresenta la leggenda del salvataggio di un gruppo di naufraghi. Proseguimento della visita di Angkor, e partenza per raggiungere i due bellissimi tempi di Thommanon e Chau Say Tevoda del XII secolo, costruiti sotto il regno di Suryavarman II. Qui si possono ammirare anche delle sculture scolpite in onore di Shiva e di Vishnu e dei devatas di una grazia eccezionale (in particolare a Chau Say Tevoda

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AngKor: Chau Say Tevoda

Nel pomeriggio direzione Angkor Thom (grande città) cominciando con la barriera Sud e il famoso tempio di Bayon risalente al XII e XIII secolo, dedicato al buddismo. Il Tempio è composto da non meno di 54 giri giganteschi e 216 visi d’Avalokitesvara, da non mancare la visita al terrazzo degli elefanti di 350 m di lunghezza che si trova alla base della Hall reale ed è un luogo per organizzare delle cerimonie pubbliche. A seguire il terrazzo del re Lépreux, costruito nel XII secolo, che presenta diverse sculture di apsaras.

Anche se Angkor Wat rappresenta per molti il più bel tempio di Angkor, non nascondo che molto del mio tempo, lo ho dedicato alla visita del Bayon, che sia pure più “concentrato”, cela nelle sue gallerie, bassorilievi di grande interesse religioso – mitologico che riprendono sia scene storiche, sia scene dei vita quotidiana e bellissime devatà.

I templi ed i santuari costruiti ad Angkor, insigniti del titolo di Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO e dissepolti ad oggi solo in parte dalla foresta tropicale, dimostrano quali grandi ingegneri idraulici, architetti e fini artisti fossero i Khmer! E sicuramente vi lascerete affascinare da questi misteriosi ed enigmatici sorrisi così come dalla fitta jungla che per tanto tempo lo ha nascosto e che ora lo accompagnano in una cornice unica , senza pari! Natura e uomo…un connubio che qui hanno trovato il proprio equilibrio.

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Immenso il sito di Angkor e da qui ci spostiamo a Kompong Khleang, un villaggio situato a 40 chilometri da Siem Reap. Questo villaggio è famoso per le sue case su palafitta, per la sua atmosfera serena e per il caratteristico paesaggio di risaie, acqua e foresta. A bordo di una barca attraversiamo vari canali al grande lago dove i cambogiani vivono e spostano le loro case a seconda della stagione…e qui, girovago su questa isoletta dove la povertà regna sovrana, i bimbi sono tutti in giro, soprattutto i più piccoli, senza scarpe, camminando su uno sterrato che è anche costituito da plastiche ed altri rifiuti….li abbraccio forte, assieme alle loro madri, lascio loro qualcosa che ancora  porto dietro…matite..zainetti..magliette…sorridono…salutano…ringraziano e mi sento veramente piccola piccola vicino a loro “piccoli grandi”, con una immensa gioia di vivere ed una profonda dignità : sorrido anche io.

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Villaggio di pescatotori di Kampong Khlaing: un pescatore intento a rimagliare le reti.

Nell’isoletta sono ospite di una famiglia e quindi ho modo di pranzare con loro, vivere la proverbiale gentilezza cambogiana  e gustare le semplici ma saporite pietanze cambogiane, sicuramente meno conosciute di quelle vietnamite….ma buonissime! Un Buon Amok poi….non manca mai!!

A proposito di cucina, apro una piccola parentesi: l’Amok è sicuramente il piatto più conosciuto della cucina Khmer e che più ho amato nel mio viaggio in Cambogia, provandolo nelle varianti di pesce, pollo ma anche di carne, un piatto sano, cotto al forno o al vapore avvolto in foglie di banano ed esaltato dalla crema di cocco. Ovviamente lo ho provato anche in tutte le località toccate dal mio viaggio..cioè veramente buonissimo e ve lo consiglio vivamente.

Personalmente ho trovato la cucina cambogiana molto saporita e non eccessivamente speziata. Un pasto cambogiano prevede quasi sempre una zuppa. Tra i tipi più comuni ci sono la samla machou banle, zuppa di pesce, la samla chapek, di maiale allo zenzero, e la samla machou bangkang, di gamberetti. Gli ingredienti principali dei piatti cambogiani sono pesce e riso e tra i sapori più usati si segnalano coriandolo, menta e citronella. Molto diffuse anche le verdure e la frutta, molto saporita e mostrata come segno di abbondanza (viene spesso offerta come dono). Tra i dolci si trovano la torta di riso, piuttosto appiccicosa, e il pudding preparato con i frutti dell’albero del pane. Il Teuk Tnaot, una bevanda ricavata dalla pianta da sughero, è servita a diversi livelli di fermentazione, ma non viene bevuta durante i pasti.

Chiusa una piccola ma doverosa parentesi sulla cucina cambogiana, il pomeriggio una grande emozione mi attende nel visitare il Tempio di Beng Mealea, dedicato a Visnu e situato sulla Via Reale in posizione strategica rispetto ai diversi siti ma anche rispetto alle vie d’acqua! Questo tempio offre l’emozione di scoprire alcuni santuari ancora immersi nella vegetazione, proprio come i primi esploratori li trovarono. Per un’attimo volate con la con la fantasia, immaginando la grande emozione di chi si è imbattuto per la prima volta in questi luoghi sperduti: un’ emozione veramente unica fra arte e natura…e tanto mistero!

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Tempio di Beng Mealea: la Natura prorompente che si avvinghia alle antiche mura

In molti punti si vedono ammassi di capitelli e muri ammonticchiati a terra, ma è proprio la fatiscenza di questo tempio e la rigogliosa natura che lo circonda a rendere questa esperienza veramente speciale. Le radici degli alberi sono ormai avvinghiate in maniera indissolubile alle costruzioni, come se la natura e la sacralità del tempio si fossero uniti in un’ unica entità. Il tempio ha una struttura architettonica simile a quella di Angkor Wat, di dimensioni molto più modeste, ma conserva tutto il suo mistero essendo completamente immerso nella natura, affascinante e selvaggio allo stesso tempo, un luogo da non perdere. Ma di luoghi da non perdere nel sito archeologico di Angkor ve ne sono davvero tanti….i più lontani sono i cosiddetti Templi dei Roluos con le le stupende architetture dei piccoli ma eleganti Templi di Preah Ko…..il Bakong, ed il cosiddetto Tempio Lolei!

A sera, a parte le volte che preso un tuk -tuk e mi sono immersa nella bolgia della vita di Siam Reap (una “bolla” di turismo internazionale, che non trovi altrove!), cenando ora in un locale, ora in un altro ma categoricamente solo specialità cambogiane, l’ultima sera decisamente, cena e danze APSARA presso il Teatro dell’Hotel Angkor Village. Bello lo stile del locale, assolutamente Khmer, grande la gentilezza del personale in sala, che mi fa accomodare nei palchetti posti in alto, per meglio poter ammirare lo spettacolo! Ma cosa sono le Apsara direte voi.

Nel corso del mio viaggio in Cambogia ho trovato raffigurate, in templi e monumenti, figure femminili che con dolci movimenti, sembrano ancora danzare dal passato dell’antica storia Khmer ai moderni visitatori e viaggiatori: le Apsara! Donne che, principesse o concubine che fossero, venivano trattate come divinità in terra. “La danza di corte, meravigliosa espressione di tecnica ed equilibrio, è una delle più antiche forme dell’arte khmer. Nata intorno al 600 d.C., fu concepita come veicolo sacro e come pratica necessaria per il mantenimento dell’equilibrio cosmico e del benessere sociale. Riservata quasi esclusivamente a principesse e concubine, ha avuto per secoli funzione di rituale di Stato segnando la vita religiosa in tutte le cerimonie della famiglia reale e nei riti propiziatori di prosperità e buoni raccolti…“. Ad oggi assistere ad una danza “Apsara”, rappresenta, oltre ad ogni aspetto “turistico” che si voglia dare a questo “spettacolo”, la riacquisizione da parte della popolazione cambodiana di quelle radici, che il genocidio di Pol Pot non è riuscito a distruggere. Una vittoria.

I gesti della danza cambogiana sono un vero e proprio linguaggio. Ognuno di essi è come una parola e la loro successione forma delle frasi. Il corpo è attraversato da una ondulazione verticale e oscilla giocando sulla flessibilità delle ginocchia. I corpi immateriali delle ballerine, che neanche i ricchi costumi riescono ad appesantire, sono percorsi da lampi di movimento.

Hanno mosse feline, camminano strisciando delicatamente i piedi, la testa immobile, le braccia sinuose come se galleggiassero nell’acqua. Diventano serpenti, il corpo è uno zigzag di repentini cambi di direzione: testa reclinata di lato, palmi volti all’indietro, gomiti piegati, vita arcuata, ginocchia flesse, piedi rivolti all’insù. Poi le mani palpitano schiudendosi come corolle di fiori, sembrano sfogliarsi petalo dopo petalo. Le braccia producono movimenti serpentini che passano da una mano all’altra passando per le scapole. Le gambe sempre piegate permettono slanci e morbidezze, il corpo affonda e si rialza gradualmente con scosse impercettibili.

Secondo la tradizione cambogiana sono gli dei protettori delle arti ad ispirare i danzatori animandone corpo e mente sembra davvero ultraterrena e..nella leggiadria delle loro movenze. Una bellissima serata che consiglio vivamente a tutti.

Lasciare Angkor e la sua sconfinata bellezza non è molto facile, ma il momento di spostarsi e cambiare orizzonti è giunto: recupero anche Sarita al porto del villaggio di Chong Khneas situato a 12 Km dalla città. Una giornata in barca con qualche sosta qua e là…sul grande lago di TONLE SAP sino ad arrivare a Battambang!

Nel corso dell’intero viaggio fra Vietnam e Cambogia ho dato priorità in ogni luogo visitato non solo all’aspetto culturale, ma anche all’incontro con la natura, la vita e la gente locale. E anche lo scoprire questo luogo, che é il cuore pulsante della Cambogia, attraversandolo a bordo di un battello tradizionale per una intera giornata, rientra in questa scelta effettuata a monte, nel momento del “ delineare il mio viaggio su misura” con la DGV TRAVEL!