Aria secca, ma calda, addobbi natalizi sulla giunca: una sensazione strana e piacevole allo stesso tempo. Gli auguri fra gli imbarcati e l’equipaggio..la cena di Natale al lume di candela, parlare con vicini di tavolo in francese (tanti) o in inglese. Tutto mi porta più volte a pensare di stare sognando, un bel sogno però. Ma procedono anche le visite percorrendo il canale di Cho Lach, mentre, dopo pranzo a bordo è bellissimo ammirare i frutteti lungo il canale, guardare il traffico fluviale, l’artigianato e la vita della popolazione sulle due sponde del fiume. All’arrivo a Co Chien, visito un villaggio di ceramica per assistere a delle tecniche tradizionali di cottura facendo una passeggiata tra i frutteti nei dintorni. Poi nuovamente BASSAC e Imbarco di nuovo per la partenza verso la riviera Mang Thit. Il Bassac attracca da ultimo a Tra On per pemettere una bella dormita rilassante a bordo del battello, cullati dolcemente, senza alcun rullio. La mattina presto mi sveglio per assistere alla vita quotidiana sul Mekong, perchè percorrere su una barca il fiume Mekong ti lascia una particolare sensazione di meraviglia per la vasta grandezza del fiume e per il traffico di imbarcazioni, chiatte con il cemento, mercati locali sulle acque che si svolgono ad ogni ora. Il fiume è una enorme via d’acqua utilizzata anche per trasportare i prodotti della terra al locale mercato formato da imbarcazioni di varie dimensioni che molto spesso, sono anche le abitazioni dei venditori. Il primo impatto è di stupore nel vedere queste barche dall’apparenza, alcune, poco curate, cercare di capire che cosa vendono grazie a delle lunghe aste che si alzano verso il cielo. Simpatico l’ormeggio a fianco ad ai venditori di frutti con bevuta di cocco appena aperto, ananas dolcissimo ed assaggi vari. Interessante la successiva discesa a terra con visita a zone ove si svolgono attività locali artigianali (distillati di grappa di riso – piadine di riso – caramellati di riso ed altro) ed il bellissimo incontro con la gente del posto, cordiale, gentile sempre sorridente e con grande attenzione per gli ospiti: anche questo è il fascino infinito del leggendario Fiume Mekong! Nel pomeriggio, purtroppo giunge l’ora di lasciare il comodosissimo BASSAC … direzione di Chau Doc, non senza visitare la vicina pagoda Khmer e fare una bella sosta per bere il BUONISSIMO CAFFE’ VIETNAMITA Ed è quasi subito tempo di salire su un altro battello per visitare un villaggio di pescatori, gli allevamenti di pesce lungo fiume Bassac (un braccio del fiume Mekong) e un villaggio del gruppo etnico Cham, con la propria moschea. Girovago un pochino a Chau Doc, ma la vista dalla terrazza della mia stanza in hotel al Victoria Chau Doc sul fiume è davvero mozzafiato ed alla fine mi do un pochino di pace rimanendo a guardare il tramonto sul fiume, l’accendersi delle luci e il lontano richiamo alla preghiera serale. (Da Chau Doc si può facilmente raggiungere la capitale della Cambogia, Phnom Penh in aliscafo via fiume ed è quello che farò domani, attraversando il confine, con lo stop di rito per il controllo documenti lungo il Mekong!). Il Delta del Mekong mi ha lasciato tanto, tante emozioni, ma sicuramente la più bella è stata l’incontro con la popolazione che abita questa area, dai più grandi ai più piccoli, con le loro rughe o i visi solcati, con le mani callose e quasi avvizzite dal sole gli uni o con i loro sorrisi ingenui e le voci trillanti gli altri, mi hanno raccontato una storia, che mai nessun testo potrà riportare: a loro vita! Che porterò sempre nel mio animo e nel mio cuore. E sono consapevole che nel corso di questo viaggio ci saranno tanti momenti di grande e profonda emozione, li ho cercati e voluti fortemente. Perchè questo viaggio, fosse veramente quel viaggio nel viaggio che da sempre cercavo! La mattina successiva da Chau Doc in aliscafo, per dire momentaneamente “Ciao al Vietnam” ed andare verso la Cambogia via Fiume Mekong. Il disbrigo dei controlli alla frontiera avvengono con uno stop sul fiume: tutti a terra e aspettiamo, con infinita calma e pazienza che le guardie di frontiere terminino il loro “lento da fare” per poi guardare passaporti, visti, etc… Il passaggio sino a Phonm Phenh via Fiume Mekong dà modo di guardare il “lento cambiare del Paeseggio”, oltre a dare il tempo di pensare un po’ a quella Cambogia di cui mille cose avevo sentito e letto di questo Paese: una terra dai mille contrasti e contraddizioni, nel quale il genocidio ha lasciato mille ferite ancora aperte.; il suo immenso patrimonio culturale ed archeologico, la bellezza mozzafiato di fitte jungle e della natura e di contro, la difficile vita degli abitanti, che pure lottano perennemente per lavorare la terra e per la sopravvivenza con una grande dignità! Dignità ed un sorriso immenso da parte di grandi e piccini che ti fa quasi confondere, una ricchezza disarmante e che ti colpisce senza ma e senza se e ti fa riflettere a lungo…che DEVE fare riflettere collettivamente! Un Paese tra i più poveri dell’Asia e del Mondo anche nelle varie classifiche delle Nazioni Unite, dove tante ONG e ONLUS lavorano a mille progetti per l’educazione, la potabilizzazione dell’acqua, sostentamento dei più poveri e di coloro che ancora rimangono vittime delle “mine” , lasciate in eredità da Pol Pot. Fra tante cito la ONG Phare Ponleu Selpak a Battabamg contattata in loco e della quale ho assistito ad una serata di beneficienza. L’arrivo in terra di Cambogia via Mekong è veramente affascinante: da lontano si colgono le banchine di attracco, le bandiere cambogiane ed il profilo tipico del Palazzo Imperiale! Sbarcata colgo subito un’atmosfera diversa da quella di Saigon, anche nell’approccio con la gente…mi si avvicina quella che sarà la mia guida per quasi l’intero giro in Cambogia: Sarita. Una donna piccola di una grande gentilezza ma con un carattere molto forte e deciso, in possesso della “memoria storica”del Paese pre e post Pol Pot, ma anche di una cultura di ampio respiro che ha saputo appagare ogni mia domanda di carattere acheologico, storico, sulla vita e tradizioni del popolo cambogiano. Nella capitale mi fermerò tre notti alloggiando al SOFITEL PHNOM PENH, nel quale, abbandonate le valigie ed i vari pensieri per i bimbi cambogiani che mi sono portata sin dall’Italia inizio subito la visita. Phnom Penh è una città vivace, pulsante, un mix di tradizione e modernità che si respira a ogni angolo, è affascinante, non eccessivamente caotica e ospita alcune delle più belle architetture e testimonianze storiche del Paese. Per capire la cultura del popolo khmer bisogna partire da qui e fermarsi almeno almeno un paio di giorni. Per scoprire la capitale e iniziare a conoscere la storia di questo Paese, cosa di meglio se non visita del Museo Nazionale? CAMBOGIA – FRA MITI E LEGGENDE LA STORIA DEL POPOLO KHMER E LA SUA ARTE! Il Museo Nazionale é un luogo che ho adorato fin da subito. Immerso nella pace e nel verde di piante e alberi tropicali, questo bellissimo edificio rosso in stile khmer, ti accoglie con un inebriante profumo di frangipane che ti accompagna per tutta la visita, proveniente dal grazioso giardino interno. Il Museo ospita la più ricca collezione di sculture khmer esistente (più di 5.000 oggetti d’arte). Mi sono letteralmente persa ad ammirare le tantissime statue millenarie delle divinità buddiste e induiste. La storia della Cambogia si intreccia profondamente con l’alternanza tra queste due religioni che si sono finemente intrecciate, ma l’Arte Khmer mantiene contenuti di autenticità espressiva propria, un patrimonio millenario che testimonia il grado di eccellenza raggiunto già in epoca remota dagli artisti Khmer. Ma la carta vincente si è rivelata proprio Sarita, la guida locale, che di ogni simbolo mi ha svelato il suo profondo significato. Un bagaglio di conoscenze che ancora mi porto dietro nei miei vari Viaggi in Asia…. Successivamente una visita del Vat Phnom posto in cima ad una piccola collina dedicata a Madame Penh, la fondatrice della città: “La città Phnom Penh significa quindi La Città della Signora Penh”. La leggenda vuole che la Signora Penh a seguito ad una forte alluvione fece raccogliere i tronchi d’albero all’interno dei quali trovò 4 Buddha e costruì questa collina con una pagoda sulla sua sommità. Le teste di cobra- serpente messe ai lati della scalinata sono possenti Naga, il simbolo della protezione. La pagoda principale contiene una statua di Buddha in bronzo. L’interno della pagoda è dipinta con affreschi sia sulle parete che sulla copertura lignea. Il pavimento in lastre d’argento è coperto da tappeti per preservare la bellezza. L’altra struttura degna di nota è la stupa che domina il complesso, la tomba di un imperatore. Il tempio molto usato dai locali come luogo di preghiera, si trova in una zona molto tranquilla attorniato da un vasto parco, ideale rifugio durante i mesi piu caldi. Risulta davvero piacevole farci due passi, mentre scendendo dalla collina, nei giardini posti a lato della scalinata, si può ammirare un grande orologio fatto con zolle d’erba e fiori . Ma è ora di riposare un attimo… Il giorno dopo si inizia alla “grande “ con la visita del Palazzo Reale costruito nel 1866 dal re Norodom. Quando si varca il monumentale ingresso si entra in un mondo parallelo, dove la magnificenza è assolutamente di casa: un insieme di diverse strutture raccolte in un recinto, esempio notevole dell’arte khmer e della pagoda d’Argento che si trova nel recinto del Palazzo Reale che raccoglie alcuni capolavori come un Buddha in oro massiccio incastonato di 9584 diamanti, che pesa 90 chili, oppure un Buddha di smeraldo e di cristallo di baccarat risalente al XVII secolo. La prima cosa che verrebbe da pensare è paragonarlo con il Palazzo Reale di Bangok: non fatelo, sono entrambi bellissimi e diversi allo stesso tempo, cogliete l’impronta cambogiana e l’ aria di serenità che qui si respira. Ma è anche ora di RICORDARE PER NON DIMENTICARE quella storia tanto recente della Cambogia, ma anche tanto poco conosciuta ai più…un silenzio che urla! Tiziano Terzani, al tempo Reporter, nel suo libro “FANTASMI: Dispacci dalla Cambogia”, ripercorre i fatti ..”quei fatti”, ricostruendo l’orrore dell’olocausto Cambogiano ma anche i mille silenzi e complicità da parte della comunità internazionale quando scrive: “Questo Paese è diventato per me la scoraggiante riprova di come al mondo non c’è giustizia, di come l’umanità ha perso la capacità morale di indignarsi e di come la vita finisce sempre per trionfare sulla morte, ma lo fa nel più primitivo e crudele dei modi”. E come dargli torto!! Per conoscere la storia più recente, purtroppo tragica, della Cambogia, bisogna visitare il Museo Tuol Sleng, tristemente famoso come la prigione S-21 Un liceo utilizzato dall’esercito di Pol Pot tra il 1975 e il 1978 come luogo di detenzione di migliaia di cambogiani, torturati e uccisi perché ritenuti oppositori del regime degli khmer rossi. È una visita forte, che lascia il segno, che scuote nel profondo, ma non mancatela… è un forte segno di coscienza. E a me sono scappate mille lacrime quando Sarita nel raccontarmi la genesi di questa scuola/tortura, mi confida una parte dei propri ricordi raccontandomi come proprio in questi luoghi venne sterminata gran parte della sua famiglia e della sua parentela….Ricordi e dolore che si mescolano, che non potranno essere dimenticati e anche io non dimenticherò MAI questa giornata, perchè la follia dell’ uomo non ha limiti nei luoghi e nei tempi. Quello che è stato fatto qui in tempi ben più recenti è altrettanto cruento e spaventosamente disumano e in questo luogo si può “sentire” la voce di chi ha vissuto quei giorni di terrore e tra quelle mura ha perso tutta la propria famiglia ed ha voluto raccontarcelo, con una dignità e una forza che credo siano davvero prerogativa di pochi. La visita di Tuol Sleng si accompagna con quella dell’altro luogo simbolo del regime: il campo di sterminio di Choeung Ek a circa 7 km dal centro. Anche stavolta voglio citarvi un libro “Pol Pot – L’assassino sorridente” di Domenico Vecchioni, scrittore e ambasciatore italiano: Vecchioni racconta un storia vera, “la follia di un uomo al potere e il genocidio compiuto da un esercito di sanguinari ragazzini. I Khmer rossi che hanno ridotto la Cambogia allo spettro di se stessa, riempiendo il territorio di ossari e fosse comuni, dopo aver celebrato processi farsa, torture, decapitazioni e aver preso assurde misure anticapitaliste“. Pol Pot e i Khmer rossi, i guerriglieri da lui comandati, occuparono la capitale Phnom Penh nel 1975. L’idea era quella di rendere la Cambogia una nazione agricola autarchica, priva di un’economia basata sul denaro e del tutto estranea alle influenze occidentali. I Khmer rossi abolirono il denaro, la proprietà privata e la religione, nonché le professioni ritenute “borghesi” (sterminando anche gli intellettuali e comunque anche coloro che portavano gli occhiali, i “potenziali intellettuali”). Subito dopo l’occupazione della capitale cominciò l’evacuazione di massa delle città. I cittadini furono trasferiti in fattorie collettive controllate dai Khmer rossi. Peggiore la sorte di chi finì nei “killing fields”, centri di detenzione, tortura e sterminio in cui venivano rinchiusi e uccisi i soldati e i funzionari del vecchio regime e, in generale, chiunque dovesse ricevere una “rieducazione”. Sembra incredibile che un luogo così bello, immerso nel verde e nella pace della campagna, tra boschi e frutteti, sia stato teatro di una delle più cruente uccisioni di massa della storia. Qui furono giustiziate 17.000 persone, sepolte in fosse comuni poi riesumate negli anni ’80. È impressionante vedere come siano ancora presenti brandelli di vestiti e resti che continuano a emergere dalle fosse. Un’audio – guida ricca di descrizioni e testimonianze accompagna il visitatore in un percorso che porta alla meta finale, l’enorme stupa memoriale che raccoglie oltre 8.000 teschi, in ricordo delle vittime. Queste due visite permettono di meglio capire e comprendere il sorriso di questo grande popolo: il vero tesoro della Cambogia è la sua gente! I Khmer hanno sperimentato il vero viaggio all’ inferno e ritorno, lottando per sopravvivere ad anni di massacri, povertà ed instabilità politica. Grazie ad una incrollabile forza di spirito ed ad un ottimismo contagioso sono riusciti a conservare IL SORRISO. E da questa frase…ripartiamo perchè il popolo cambogiano sa davvero donare e far riflettere tanto in ogni suo sorriso, dal più piccolo al più grande dei suoi abitanti e per loro diviene imperativo, importante sopravvivere anche giorno per giorno: grande è la loro dignità e quindi ogni piccola cosa diviene di grande importanza! Da viaggiatori consapevoli riflettiamoci e sorridiamo con loro, sentiamoci parte del loro spirito, condividendolo e facendo magari qualcosina! Anche una matita colorata farà sorridere un bimbo nelle zone rurali, non ne ha mai vista una, ma un sorriso in più per loro sarà una gioia immensa. E allora dai continuiamo la nostra visita…Phnom Penh è bella anche da percorrere in tuk tuk o a piedi, per perdersi tra quartieri, osservare la quotidianità della gente passeggiando sul lungo-fiume, dove si incontrano bancarelle di frutta e verdura, famiglie sdraiate sull’erba all’ombra degli alberi, piccoli templi dove lasciarsi coinvolgere da riti di preghiera accompagnati dal suono incantatore dello xilofono e i profumi dell’incenso. O, perchè no, perdersi in una delle fornitissime librerie (nel Monument Book ho acquistato parecchi testi, ma non cercate testi in italiano). Anche i mercati sono VERI, autentici..e gli aromi entrano nel naso, negli occhi, sulle mani, una bellissima sensazione che sa veramente di Asia! A Phnom Penh ce ne sono due abbastanza noti: il famoso Mercato Russo il Tuol Tumpoung, luogo ideale per acquistare stoffa, souvenirs ed oggetti antichi, ma anche l’affascinante Mercato Centrale con un edificio in stile simil Art Dèco con una cupola enorme e una serie di “ali” dove si trova davvero di tutto, dai gioielli all’abbigliamento, dalle stoffe al cibo. Gli angoli che sono dedicati al cibo e alla frutta in particolare sono veramente multicolor, carichi di fragranze, aromi e odori. La gente è veramente spontanea e puoi guardarla mentre vende o acquista un un sacchetto di frutta del drago (quanti ne ho mangiati…) o mentre “ripesca” un pesce ancora vivo fuoriuscito dal secchio…che bella sensazione: e ti viene il sorriso, ti viene spontaneo dire arkun e salutare …gente di Cambogia, con il viso solcato dal tempo, sorrisi di bambini!! Dopo due intensi giorni di visite alla città di Phnom Penh, accompagnata dalla mia cara guida Sarita e da un autista…ecco le colline di Phnom Proh e di Phnom Srey, il tempio di Wat Nokhor…una passeggiata nella città coloniale con il suo stupendo mercato coloniale e quindi Kompong Thom,con visita al tempio di Kuha Nokor. Per strada non mancate di guardare o degustare alcune prelibatezze locali come ragni, cavallette ed altri insetti fritti, che troverete in questo particolare mercato. Bello anche trascorrere la notte al Sambor Village, fra il silenzio e i rumori della natura, una vera Oasi di pace. Il mattino successivo bellissima la “lunga “sosta alla scuola di Wat Entry, dove il sorriso di mille bimbi è stato il momento più intenso e forte di tutto il viaggio. Dietro mi ero portata una mezza valigia e più di matite colorate, quaderni, gomme, gommine colorate, piccoli zainetti: una parte li ho consegnati al maestro/ preside, unuomo piccolo, magro magro, con i pantaloni di almeno 4 taglie più grandi della sua, tenuti su da una stretta cintura. Che occhi quei bimbi…che sguardi intelligenti e curiosi..sempre con un sorriso, dicendo grazie anche se non gli davi nulla. Li ho abbracciati forte forte…li avrei voluti abbracciare tutti, piangendo dentro me stessa come una bambina….e invece ho sorriso …sempre, perchè quelle lacrime erano la gioia di un sorriso che nasceva dentro di me…il sorriso che loro mi hanno donato! Sarei voluta rimanere lì per sempre! Ma dopo l’intensa mattinata, si va verso i templi pre-angkoriani di Sambo Prei Kuh, antica capitale prima di Angkor e successivamente attraverso villaggi e campi di riso di immane bellezza, dove i bufali trovano spesso refrigerio con varie soste fotografiche fra campi e villaggi eccoci a Kompong Kdei per visitare un vecchio ponte archeologico risalente all’epoca Angkoriana: questo Ponte, noto come Spean Praptos, messo in sicurezza dall’Unesco solo ultimamente, con la costruzione di un By- pass stradale! Il ponte è veramente interessante e alle estremità, da entrambi i lati reca dei Naga veramente ben conservati. Ancora 47 Km e poi …. Siem Reap, una cittadina che ha il suo punto vincente nell’essere la base per muoversi nel vasto sito di Angkor…una meraviglia unica al mondo, fatta di ricami su pietra: Angkor Wat, Banteay Srei, Ta Prohm,il tempio del Bayon il tempio di Preah Khan, Neak Pean, Thommanon e Chau Say Tevoda….e mille altri! Voglio vivere un attimo di relax…per 4 notti alloggio in un hotel lontano dal caos cittadino….ma facilmente raggiungibile in tuk tuk con pochi euro: il Sofitel Angkor Phokeethra. Un bel luogo dove trascorrere il 31 Dicembre 2012 e dare il Benvenuto al Nuovo Anno, brindando al 2013 ai bordi della piscina…Buon Anno Cambogia!Natale sul Delta del Mekong
AKUN CAMBODIA!
La visita al Palazzo Reale
“Nessuno torna dalla Cambogia senza provare ammirazione e affetto per questo piccolo regno pieno di contraddizioni”
( Fonte Lonely Planet: “ Cambogia”).