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Da provare a… Siem Reap

Per spostarsi fra i templi è possibile utilizzare la bicicletta, un mezzo comodo che consente di ottimizzare i tempi e avere una visione diversa dell’area. In alternativa in alcuni tratti  è possibile spostarsi a dorso di elefante od osservare Angkor dall’alto a bordo di una mongolfiera.

Sono numerose le iniziative volte al recupero della cultura tradizionale cambogiana e a Siem Reap sono fiorite diverse attività fra le quali quelle di Les Chantiers Ecoles, una scuola specializzata nell’insegnamento di scultura in pietra e in legno che ospita anche un negozio.

Scuola artigianato Siem Reap (Foto Alberto Gagliardo)

Dr Fish (foto Lorenzo Chiesa)

Per una serata diversa, si può assistere a uno spettacolo di teatro delle ombre, animato dalle tradizionali marionette di cuoio cambogiane, oppure concedersi un drink lungo Pub St, una strada nella zona di Psar Chaa che è molto popolare e la sera viene chiusa al traffico. In questa zona è possibile anche provare l’esperienza di Dr. Fish, centri di massaggio esotico ai piedi realizzati con una tecnica un po’ speciale: si immergono i piedi in una vasca d’acqua dove sono al lavoro un branco di piccoli pesci pulitori, che eliminano i brandelli di pelle morta…. da non perdere!!

Due: cultura, mare e natura

Lasciata la magia di Angkor, è tempo di tuffarsi in un’altra avventura, questa volta all’insegna della cultura locale e della natura. Si parte quindi alla volta della costa meridionale, che racchiude gemme come il mare di Sihanoukville, il mistero di Bokor, un assaggio di atmosfera coloniale francese a Kampot e a Kep. Non prima però di aver visitato i dintorni di Siem Reap con i villaggi sul lago Tonle Sap, fra i quali spicca quello di Kompong Pluk.

(foto Sandro Galluzzo)

Lavori nei campi (foto Sandro Galluzzo)

A Kompong Pluk il tempo sembra essersi fermato e un’escursione qui è particolarmente suggestiva: interamente costruito su palafitte alte fino a 7 metri, nella stagione delle piogge il villaggio può essere visitato a bordo di canoe condotte da abili ragazzini. Anche se raggiungere Kompong Pluk non è semplicissimo, poiché occorre compiere un tragitto in barca da Chong Kneas, si sarà ampiamente ripagati da un’esperienza davvero unica a contatto con la popolazione locale.

Nel viaggio verso sud, spostandosi a sud-ovest di Siem Reap, Battambang offre uno spaccato di vita coloniale francese, mostrando edifici fra i meglio conservati del Paese. Questa destinazione, raggiungibile anche via fiume da Siem Reap, è il punto ideale da cui partire per escursioni in moto o bicicletta alla scoperta dei dintorni, dove fra piccoli templi e villaggi si può davvero entrare in contatto con una popolazione semplice e davvero molto ospitale. Battambang è celebre anche per il treno di bambù, ultimo retaggio di un sistema di trasporto che sfrutta l’antica ferrovia francese servendosi di un’intelaiatura di legno coperta da stecche di bambù poggiate su rulli collegati a un motore. La particolarità consiste nel fatto che, viaggiando su un binario unico, quando due carrelli del “norry” come è chiamato in lingua khmer  si incontrano in direzione opposta,  uno dei due va smontato pezzo per pezzo in modo da lasciar passare l’altro La regola è che il treno con più passeggeri ha la precedenza. L’esperienza di viaggiare nelle campagne alla velocità di 15 chilometri all’ora può essere divertente, soprattutto se si hanno bambini al seguito. Nei dintorni di Battambang, da non perdere anche la visita al villaggio di Wat Kor, che conserva esempi di antiche case khmer.

Dopo tanto girovagare, si approda a Sihanoukville, principale località balenare del Paese che deve il suo nome al re che al momento si trovava sul trono. Era la fine degli anni Cinquanta e da allora la località si è sviluppata in modo vorticoso, fino ad arrivare a offrire un’ampia scelta di resort nei quali soggiornare e di attività come snorkeling e subacquea da praticare. Resta famosa per le sue spiagge bianche orlate di palme e per le sue isole, che ne fanno una tappa ottimale per qualche giorno di relax prima di ripartire alla volta di Bokor. La stazione climatica di Bokor, edificata dai francesi a partire dal 1921 a circa mille metri di altezza, si trova inserita nel parco nazionale e rappresenta un’affascinante testimonianza dell’epoca coloniale. Abbandonata una prima volta negli anni Quaranta durante la guerra d’Indocina, venne occupata dai khmer rossi nel 1970. Oggi è in corso un progetto per il recupero di alcuni edifici e della strada di accesso al complesso.

(Sandro Galluzzo)

Si giunge quindi a Kampot, tranquilla cittadina che ancora conserva reminescenze del passato coloniale francese. Famosa per la produzione di pepe, Kampot può essere la base ideale per escursioni in kayak lungo il fiume, in barca o in bicicletta. Fra le mete più interessanti, il parco nazionale di Bokor, l’escursione alle grotte che in alcuni casi ospitano templi hindu e Kep.

Piccolo cinema in un villaggio (foto Lorenzo Chiesa)

Kep è una tranquilla località balneare creata dai francesi nel 1908 e in voga anche negli anni sessanta presso i ricchi cambogiani. Abbandonata negli anni ’80 con l’avvento dei khmer rossi, Kep sta lentamente rinascendo. La cittadina balneare merita una visita anche solo per dare un’occhiata alle ville che la resero celebre a metà Novecento e che oggi sono solo lo spettro dei fasti antichi. A chi volesse abbinare un po’ di relax in riva al mare, si suggerisce l’isola del coniglio (Koh Tonsay).