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…e tre: Phnom Penh, la “perla dell’Asia”

Un viaggio in Cambogia non è tale se non si fa tappa a Phnom Penh. Protettorato francese dal 1863 al 1953, la capitale sul Mekong è cresciuta rapidamente fino al 1975, quando l’ingresso dei khmer rossi ha sancito il periodo di terrore sotto la dittatura di Pol Pot. Il piano rivoluzionario dei khmer rossi obbligava la popolazione a trasferirsi nelle campagne per un ritorno alla vita rurale e alla coltivazione del riso e la città venne evacuata fino al 1979. Il resto è storia recente, con sostanziali interventi di ristrutturazione e restauro avvenuti solo a partire dall’ultimo decennio del Novecento.

(foto Sandro Galluzzo)

Phnom Penh oggi si presenta come una città piacevole, vitale, con tantissime cose da vedere e da fare, per cui vale la pena di fermarsi qualche giorno, magari soggiornando all’hotel Le Royal della catena Raffles, realizzato in uno splendido palazzo di epoca coloniale dove tra il 1970 e il 1975 si trovarono molti giornalisti internazionali accreditati a Phnom Penh.

Palazzo reale Phnom Penh ((Foto Alberto Gagliardo)

In città, oltre alla visita ai monumenti principali, come il Palazzo Reale, la Pagoda d’argento e il museo nazionale, non vanno tralasciate le testimonianze del drammatico recente passato sotto la dittatura di Pol Pot. La visita al museo Tuoi Sleng è particolarmente toccante: questo liceo venne occupato nel 1975 dalle forze di sicurezza di Pol Pot, che lo trasformarono nel carcere di massima sicurezza tristemente noto come S-21.

Tuoi Sleng (Foto Lorenzo Chiesa)

Un altro monumento di grande impatto sono i campi di sterminio di Choeung Ek, a 15 chilometri dal centro della città, dove venivano trasferiti per essere uccisi i prigionieri torturati nell’S-21. Ancora oggi, nei giardini che circondano il complesso si trovano  brandelli di stoffa degli abiti appartenuti alle vittime.

(foto Tommaso Chiesa)

Phnom Penh è famosa anche per i suoi templi, come il Wat Phnom, situato in cima a una collina e caratterizzato da un’atmosfera particolarmente vivace grazie anche alla presenza di una colonia di scimmie.

 

Il Wat Ounalom è invece la sede del patriarcato buddhista cambogiano e qui vive ancora una grande comunità monastica.

 

A Phnom Penh si fanno  ottimi acquisti e sicuramente il mercato di Psar Thmei, realizzato in un edificio art decò, merita una lunga visita. Anche il “Mercato Russo “ (Psar Tuol Tom Pong) è giustamente famoso; vende ogni genere di merce, dall’abbigliamento ai souvenir, agli oggetti di artigianato.

Al tramonto, Phnom Penh si accende delle mille luci dei bar sul lungofiume, dove sorseggiare una birra godendosi il fascino del sole che a poco a poco lascia il posto alla sera.