Per finire una considerazione: l’Alaska, lo abbiamo provato, è una “terra selvaggia”. Dai libri di Jack London all’avventura di Chris McCandless, il Supertramp, protagonista, postumo della sua breve e avventurosa vita nel libro di John Krakauer e nel film “Into the wild”, lo Stato più grande degli Usa, cinque volte l’Italia, è molto di più che il proprio motto riportato, come ogni stato americano che si rispetti, sulle targhe delle auto: “L’ultima frontiera”. Chi è restato colpito dalla storia di un ragazzo che è morto a 30 kg di peso, dopo 112 giorni in Alaska, dentro il “Magic Bus” un autobus dismesso, linea 142 di Fairbanks, che trasformò in casa, non provi ad andare in “pellegrinaggio” al vero bus, che ancora si trova in un punto quasi inaccessibile del parco di Denali. Si accontenti di recarsi a Cantwell, a circa 40 miglia dal punto esatto, dove la troupe di Sean Penn ne ha ricostruito un’esatta replica per le riprese, nel paese di Healy, all’esterno del 49th State Brewing.
Il viaggio volge al termine, dodici giorni intensi di natura, spazi immensi, lunghe galoppate in SUV. Si chiude con un piccolo trasbordo in traghetto, un’intera mattina, da Valdez a Portage, fra fiordi, pescherecci e montagne, per tornare ad Anchorage via terra. Si potrebbe andare oltre, dobbiamo ancora vedere Juneau, la capitale che si raggiunge in tre modi: nave, aereo, o per nascita, e i territori canadesi che dividono l’Alaska dell’ovest dalla stessa…
Ma, questo, sarà un altro viaggio...