Secondo giorno: mercato del pesce – teatro di Kabuki-za – tempio Sensoji–incrocio di Shibuya e piazza del cane Hachiko – Love hotels hill
Si comincia con il mercato del pesce di Tsukiji. Nel caso si voglia assistere all’asta dei tonni da un’appositagalleria, bisogna mettersi in coda non più tardi delle 5 del mattino ed è comunque bene informarsi prima perché sono ammessi solo poco più di cento visitatori al giorno. Noi abbiamo optato per una visita mattutina al mercato, che dicono sia il più grande al mondo: uno spettacolo davvero unico, con pesci di ogni genere, alcuni sconosciuti, altri noti ma di dimensioni enormi, schierati in bella mostra sui banconi mentre i venditori sono impegnati a tagliare sushi e sashimi, spostare carichi con i muletti, contrattare e pulire le carcasse di grandi pesce spada. L’ingresso per i visitatori è dalle 10; se si arriva un po’ prima e si riesce ad intrufolarsi fra venditori e compratori locali, lo spettacolo è ancora più interessante.Il mercato è la location ideale per uno spuntino a base di ottimi sushi o sashimi, “i più freschi del mondo”.
In mattinata si può anche assistere a un atto di un’opera presso il teatro Kabuki-za, fondato nel 1889 e riaperto nel 2013. Malgrado l’impossibilità di comprendere i dialoghi (abbiamo scoperto dopo che erano disponibili le audioguide per la traduzione!), è valsa comunque la pena di assistere a uno spettacolo tradizionale di kabuki, per di più a un prezzo molto economico avendo comprato i biglietti all’ultimo momento.
Fuori dal teatro, signore elegantissime in attesa di entrare anche se sono solo le 11, perché qui gli spettacoli cominciano al mattino e proseguono per molte ore, scanditi dai diversi atti.
E dopo un assaggio di tempura – piatto a base di pesce, crostacei e verdure passati in pastella leggera e poi fritti – visita del tempio buddhista di Sensoji nel quartiere di Asakusa. Dal portale si entra in Nakamise-dori, una strada piena di negozi che vendono davvero di tutto, molto affollata che alla fine si apre sul tempio vero e proprio.
Anche i templi giapponesi, siano shintoisti o buddhisti, rappresentano uno spaccato di realtà davvero unico. Sempre affollati, specie nei giorni di festa, ospitano riti tradizionali a metà strada fra la superstizione e la fede.
Al più imponente santuario scintoista di Tokyo, il Meiji-jingu, nel quartiere di Harajuku e a due passi da Takeshita-dori, il rituale comincia appena passato un imponente portale o torii, con il lavaggio delle mani presso una fonte per le abluzioni servendosi di mestoli di legno.
Una volta vicini al tempio, il rito vuole che si getti un’offerta in un contenitore, si suoni un gong che ha il compito di richiamare l’attenzione della divinità, si preghi, battendo infine due volte le mani e inchinandosi prima di lasciare il santuario. Un’alternativa è rappresentata dai “bastoncini della fortuna”, raccolti in una scatola. I fedeli li scuotono, ne estraggono uno con un numero che corrisponde a un foglietto contenente una predizione. Se quest’ultima è gradita, verrà conservata – Japan Guide.
Monaci del santuario di Meiji-jingu
Circa 90 milioni di giapponesi aderiscono a qualche forma di buddhismo, che in genere abbinano alla pratica periodica di alcuni riti shintoisti. Il buddhismo zen pone grande enfasi anche nella meditazione.
Lo shinto, o via degli dei, è il culto autoctono del Giappone. Gli shintoisti credono che i kami, le divinità, si trovino nel mondo della natura o che almeno lo animino.Il pantheon conta migliaia di divinità, sia spiriti, sia dei.
Dopo la visita culturale, si rientra nel traffico per uno stop a Shibuya.
Giusto il tempo di osservare l’incrocio più trafficato al mondo, magari dalle vetrate di Starbucks, dalle quali si gode diun’ottima vista sulla piazza intitolata al leggendario cane Hachiko, un esempio di dedizione al padrone molto amato dai giapponesi.
In serata, passeggiata alla Love hotels Hill per buttare un occhiosui caratteristici “alberghi a ore”, alcuni dei quali ambientati in modo davvero originale.