Un assaggio di Giappone: Tokyo in due giorni
Primo giorno: Ueno – Yanaka –Ginza–bagno al sentoJakotsu-yu
Difficile condensare la visita di una metropoli in un paio di giorni. Scarpe comode ai piedi e abbigliamento adatto al clima addosso (in gennaio le temperature sono simili a quelle del Nord Italia), si può cominciare dalla Tokyo “storica” con il quartiere di Ueno. A Yanaka, da visitare a piedi, si trovano diverse belle costruzioni di legno e oltre cento piccoli templi scampati al grande terremoto del Kanto nel 1923 e ai bombardamenti della seconda guerra mondiale.
Il pranzo non è un problema, grazie alle innumerevoli opportunità offerte dallo , Yanakstreetfood, con specialità gastronomiche da assaggiare anche all’interno o nelle vicinanze dei templi. Da provare i takoyaki, polpette di polpo cotte sulla piastra realizzate con una pastella di grano e uova, ritagli di tempura e pezzetti di zenzero e cipolla verde. Si servono in piattini monouso da tenere in una mano, mentre l’altra è impegnata con le bacchette. Nelle vicinanze dei templi, spiedini di polpa di granchio, styrfriednoodles, spiedini di carne di maiale e molte altre specialità, accompagnate da una bella birra giapponese.
Un mito da sfatare: il Giappone non è caro! Non è caro il collegamento aereo, che se prenotato in anticipo può aggirarsi sui 600 euro con Lufthansa via Francoforte. Non è caro il cibo e non è caro nemmeno il pernottamento. A Tokyo abbiamo pernottato a Ginza, presso il Tokyu Stay Ginza, in posizione ideale vicino alla metropolitana.
In camera, molto piccola per la verità, ogni comfort, dal microonde alla lavatrice (!!), alla tipica asse del water giapponese che tanto affascina noi occidentali, dotata di telecomando, sedile riscaldato e getti d’acqua per la funzione bidet.
Nel pomeriggio, dopo una passeggiata a Ginza, è d’obbligo un tuffo in uno spaccato di vita locale al sento, il bagno pubblico giapponese che fino al secondo dopoguerra era luogo d’aggregazione delle persone che non disponevano di un bagno proprio in casa. Anche oggi i sento, così come gli onsen (i bagni di acqua termale) sono frequentatissimi e ve ne sono in tutto il Paese. Si tratta di una serie di vasche a temperature diverse, alcune molto calde altre freddissime, dove immergersi per tonificare la circolazione e scambiare due chiacchiere o anche solo qualche sorriso, perché difficilmente si troveranno persone che parlino inglese. Il costo è in genere irrisorio ma spesso è necessario arrivare con il proprio asciugamano e la propria “attrezzatura” per la doccia finale. Ci si immerge separatamente, uomini e donne in due aree diverse, completamente nudi e alcune vasche possono trovarsi all’aperto, come nel caso del sento che abbiamo sperimentato noi, il Jakotsu-yu, nel quartiere di Asakusa. La vasca all’aperto, incorniciata dalle rocce e illuminata dalle lanterne, era purtroppo riservata agli uomini. Da non perdere!
La serata può concludersi con una cena a base di ramen, uno dei piatti tipici giapponesi che può essere assimilato a una “zuppa di tagliatelle”. Importato dalla Cina, il ramen è stato rielaborato alla giapponese e oggi si possono gustare ottimi tagliolini cotti in brodo di carne e serviti in una grande ciotola con altri ingredienti, come carne di maiale a fettine, germogli di soia e porri.
E prima di rientrare, intorno a Ginza si trova una serie di localini – gli izakaya – dove bere il sakè della staffa. Il sakè è la bevanda tipica giapponese, a base di riso, lievito e koji, ovvero enzimi che trasformano l’amido del riso in zuccheri fermentabili.