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Mingalabar Myanmar!

Un primo assaggio di Yangon dopo il volo

Il bellissimo centro di Yangon: è davvero da scoprire vivendolo! Il parco di Maha Bandula, è un parco in centro con l’obelisco a rappresentare l’indipendenza di questo Paese, ma anche il punto di incontro di giovani e meno giovani. Partite da lì per scoprire la vecchia zona coloniale (splendida) la vicina pagoda di Sule, il Museo Nazionale o la zona cinese e fermatevi a prendere un tè, un caffè o un frutto per strada.

Arrivo all´Aeroporto Internazionale di Yangon, ex Rangoon il 1° marzo dopo un tranquillo volo con la Singapore Airlines: l’atmosfera é quella di una metropoli d´Asia in crescita ma molto meno caotica. Uscendo dall’aeroporto la temperatura calda e l´aria impregnata da mille aromi mi fanno sorridere il cuore … mi sento a casa!

Il tratto fra l´aeroporto ed il centro di Yangon dove allogerò per questa prima notte in terra birmana (in zona ChinaTown) non é grande ed anche se il tempo di percorrenza diventa forse lungo per i consueti parametri occidentali, è così bello sentirsi inondati dalla sensazione di calma che l’Oriente dona, la sensazione di essere padroni del proprio tempo!

Per le strade c`è una chiassosa confusione colorata da camion stracarichi, auto e motorini. Il centro di Yangon ha quasi un’aria di festa collettiva, poiché per tutta la Birmania quello dell’elezione del nuovo Presidente del Paese é un periodo importante.

Le strade di Yangon, il palazzo Karaweik sul Lago Kandawgyi, il molo visto da un traghetto che porta al quartiere di Dalah e il treno di Yangon della Circle Line.

 

L’ex capitale è ad oggi il principale centro economico e commerciale di questo Paese e nel contempo, i suoi trascorsi storico – culturali ne fanno una delle della città più affascinanti del sud-est asiatico.

Non mi sembra quasi vero ma sono a Yangon! Ho scelto di soffermarmi a lungo in questa ex capitale dopo aver girovagato per la Birmania, per avere il tempo di conoscerla un pó meglio e ne vale la pena ve lo assicuro!

mappa-rangoon

Rangoon Map

Giunta nell’albergo ubicato nella zona della locale ChinaTown cosa c’è di meglio se non fare una prima passeggiata “esplorativa” lungo la Mahanbandola Street per “smaltire il fuso orario” ed iniziare a conoscere un pó questa città?

La mia prima sera in terra birmana la trascorro deliziandomi per le strade dei quartieri indiano e cinese di Yangon colmi di banchetti per il “caffé e 4 chiacchiere con gli amici”, adocchiando mercatini e venditori di frutta matura profumatissima e facendo un’immancabile sosta al tempio locale Kheng Hock Keong il cui ambiente é intriso di un forte odore di incenso (quanto mi piace!) e che per par condicio, ha due altari uno per i fedeli buddhisti e uno per i taoisti.

Felice per le strade fra gente che sorride (nonostante tutto, grande insegnamento di vita che colgo ad ogni ritorno in Asia), ritrovo un ritmo di vita che amo in ogni loro sorriso…sorridendo con l´anima!

Devo impormi di tornare in hotel per riposare perchè siamo alle solite: in viaggio sono anche capace di non dormire o cenare..

Il Lago Inle…e dintorni: storie, paesaggi, etnie e natura fra “i Figli Dell’Acqua” !
Verso Pindaya e oltre

Lasciata solo momentaneamente Yangon il giorno successivo un breve volo interno per Heho, nello Stato Shan mi conduce verso la (ri)scoperta del Myanmar fra mille emozioni spesso impreviste ma sempre benvenute.

Heho: un bimbo felice allo Shinbyu, “la Cerimonia dei Novizi” e la partecipazione della comunità di cui fa parte.

E per caso puó succedere che strada facendo ci si imbatta in una bellissima cerimonia Shinbyu “la Cerimonia dei Novizi” e che ovviamente io, mi facciatravolgere dall´entusiasmo e dalle famiglie dei noviziandi Pa-O. Una splendida cerimonia fra suoni, colori e speranze per i piccoli.

La Shinbyu si celebra in genere durante le vacanze estive che in Myanmar cadono tra marzo e aprile: il rito di passaggio riprende il racconto della partenza del principe Siddharta Gautama (il Buddha storico) dal suo palazzo e culmina in una sfarzosa processione che si snoda attraverso le strade del villaggio. Nella cultura birmana, la permanenza in monastero rappresenta non tanto un obbligo quanto una benedizione che si estende a tutti i membri della famiglia. I bambini orfani o quelli di famiglie che non possono permettersi di sostenere le spese, vengono aiutati dagli altri membri della comunità.

I ragazzini truccati e vestiti di seta e oro stanno accomodati su carri dorati o sopra cavalli con bardature coloratissime. Nella “grande casa” tanti parenti e vicini del villaggio e ciascuno per quanto possibile fornisce al novizio il suo supporto: coperte, cuscini e giochi sono ammassati dentro casa, pronti per essere portati in giro con una gioisa processione. Entro in quella casa dove nessuno mi conosce ma tutti mi sorridono ospitali, invitandomi a scattare foto con ciascuno di loro.

Questa cerimonia coincide con un momento significativo della tradizione e della cultura birmana: ogni birmano deve fare un periodo di noviziato in monastero una volta compiuti i sette anni e prima dei vent’anni. È un impegno e un orgoglio per ogni famiglia, che si esprime attraverso una complessa cerimonia.

Ripresa la strada ci si dirige verso Pindaya una tranquilla cittadina posta sulle rive del lago Botoloke casa dell’etnia Danu che si raggiunge attraversando villaggi Pa-O immersi in una campagna che presenta scenari di magnifica bellezza per visitare la magica Shwe Oo Min, nel cuore della collina.

La zona di Pindaya è nota anche per la lavorazione e la produzione artigianale della carta presso le famiglie partendo da una miscela resa poltiglia contenente la corteccia di un albero locale e fiori di gelso e dalla quale si ricavano i tipici ombrelli resi impermeabili dall´uso della colla di riso e coloranti naturali. Questi ombrellini sono molto usati dai monaci, mentre quelli decorati sono stupendi anche per gli interni delle case o i giardini (non ho mancato di acquistarne qualcuno da riportare in Italia).

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Gli ombrellini dipinti di carta!!

Presso la stessa famiglia ho degustato anche il loro piatto del pomeriggio preparato con foglioline del pregiato té birmano, coltivato sulle colline di Pindaya, mescolato con le squisite noccioline locali, da bere: un té caldo in caraffa che mi accompagnerà per tutto il viaggio.

L´esperienza di vivere i momenti di vita locale..é davvero splendida!

Must della prima giornata di questo viaggio é stata la visita alla famosa Grotta calcarea di Shew Oo Min, un luogo magico ammantato dalla leggenda del principe Kummabhaya che proprio in quei luoghi, udite le invocazioni di aiuto di sette principesse fatte prigioniere da un Nat maligno a forma di grande ragno, riesce a liberarle: una figura della mitologia che risalta in posa statuaria dinanzi all´entrata del ripido (ma si puó salire anche con un ascensore scavato nella roccia) percorso paesaggisticamente spettacolare, che porta verso la grotta al cui interno sono presenti migliaia di statue di Buddha, di ogni forma materiale e dimensione. Una vera e propria luccicante galleria iconografica dell´arte buddhista. da rimanere a bocca aperta!

Un attimo di quiete la si trova cercando piccole cavitá nascoste al suo interno dove mi soffermo ascoltando il silenzio, una splendida pratica che vi consiglio di provare.

Pindaya: la Grotta calcarea di Shew Oo Min e i suoi Buddha

 Da Pindaya verso il Lago Inle il giorno successivo, una prima sosta al vicino mercato settimanale per l’affascinante incontro con le diverse minoranze etniche, quindi verso Nyaung Shwe, il villaggio “ingresso” al lago visitando il vecchio monastero di teak Shweyanpyay, testimonianza dell’arte complessa della scultura in legno e la maestria dei monaci.

Il vecchio monastero di teak Shweyanpyay : piccoli monaci intenti a studiare