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Negros

Nuova tappa: atterriamo a Bacolod sull’isola di Negros, la più ricca e interessante dell’arcipelago delle Visays, dopo un trasbordo via mare da Boracay per Caticlan e uno scalo a Cebu.  Un piccolo assaggio dell’“island-hopping”, il saltare da un’isola all’altra, per il quale le Filippine sono la destinazione perfetta. Se lo si sceglie come stile di vacanza, è bene organizzarsi per viaggiare con il bagaglio leggero: le compagnie aeree che effettuano i voli tra le isole ammettono senza soprapprezzo bagagli fino a quindici chili. L’isola di Negros nella quale si conclude il trasferimento è divisa in due province, quella occidentale, e Bacolod ne è il capoluogo, e quella orientale con Dumaguete come capitale. Negros ha un entroterra montuoso, un grande vulcano, il Kanlaon, alto 2435 metri e ancora attivo, campi di canna da zucchero a perdita d’occhio che coprono tutte le parti pianeggianti.

Camion della canna da zucchero

E’ la canna da zucchero che dalla seconda metà dell’800 fino agli anni ’30 del secolo scorso ha fatto ricca l’isola, all’epoca collegata con tutto il mondo. Dopo la guerra mondiale è stata la costa sud con grandi spiagge, parchi marini protetti e molti punti per lo snorkeling e le immersioni di grande bellezza a darle un presente e un futuro da capitale turistica. A Negros sono ancora visibili le tracce dei trecento anni di dominazione spagnola e delle ricchezze generate dal commercio della canna da zucchero. Non lontano da Bacolod, a Talisay, sono conservate con cura e orgoglio le case degli antichi abitanti ispano -filippini ricchi proprietari di piantagioni.

Sono case sontuose, che riprendono lo stile di quelle spagnole; in qualcuna si conservano con molta cura parti importanti parte dell’arredo originale. Tra le “case ancestrali”, come sono chiamate, costruite in pietra scura, come si confà ad un’isola vulcanica, solide e fatte per durare, la più bella è quella di Balay ni Tana Dicang costruita nel 1872 dalla famiglia di Efigenio Lizares con diciotto stanze nello stile “tropicale Filipino”. Tra i mobili e le suppellettili, le cornici con le foto della famiglia proprietaria, i cui discendenti hanno trasformato la casa in un museo aperto al pubblico.

The Ruins

Non lontano da questa si trovano le rovine di una casa altrettanto imponente e suggestiva conosciuta come “The Ruins” o il Taj Mahal delle Filippine. L’edificio, costruito da un altro ricco proprietario in onore della moglie morta tragicamente, fu incendiato, al momento della conquista giapponese, dai proprietari che preferirono distruggerlo piuttosto che vederlo diventare la sede del comando delle truppe di invasione. I tre giorni e le tre notti di fuoco ne distrussero il tetto e gli interni ma non intaccarono le possenti strutture esterne, consegnando definitivamente il fascino delle grandi rovine al mito, alla leggenda e alla memoria patriottica. Restaurata con cura The Ruins ospita un bookshop e un piccolo museo dove sono raccolti gli oggetti e le foto che raccontano la storia della famiglia proprietaria e di un mondo definitivamente scomparso. Nel grande giardino tropicale che circonda la villa, si trova un accogliente bar ristorante dove si può sostare sorseggiando una “spremuta” di canna da zucchero e lime preparata al momento.