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Un imbrunire nel Magkadikadi

L’imbrunire nel Magkadikadi

Il Magkadikadi, le pianure salate a sud est dell’Okavango, fanno da prologo al “grande nulla”, il deserto del Kalahari, nell’angolo sud ovest del paese, il quarto deserto del pianeta in ordine di estensione. Qui si incontrano facoceri, qualche serpentello o scorpione, di cui sono ghiotti i suricata, che approcciano curiosi e discreti l’uomo, o branchi di zebre e gnù che corrono all’impazzata, senza apparente motivo sollevando nuvole di polvere che si illuminano di arancio al tramonto dando un tocco di irreale alle scene. Un altro campo di notevole fattezza è il Leroo la tau “L’artiglio del leone”  con le palafitte costruite sul greto del fiume e appoggiate ad esso a sostenere le 12 suite. Dal letto rigorosamente con zanzariera si gode uno spettacolo unico, con le zebre e gli gnu che si abbeverano assieme a elefanti e ippopotami, rumorosi nella notte.
Avvicinandosi dalle salt pan al deserto lo scenario è sempre più arido ma affascinante. Riempie ciò che resta di un gigantesco lago che occupava queste aree fino a nord, al lago Vittoria in epoche remote, percorribile, in un’interessante escursione, con i “quad”. Oppure con le rover, che al tramonto si fermano per un aperitivo fino al crepuscolo, alla luce tremolante, ma suggestiva di un fuoco attorno al quale stare seduti a guardare un cielo terso e stellato. E’ qui che sopravvivono i “bush men” i boscimani primi abitatori dell’Africa Australe, con i quali si può stare a contatto per vedere come vivono, come passano le giornate, come cacciano e come si divertono in gruppo con un gioco di mimica simile alla nostra “morra” dove il tema è la simulazione del combattimento. Il Camp Kalahari e il Jack’s camp nelle Makgadikgadi salt pans, sono imperdibili; qui si può vivere la splendida solitudine del deserto in tende più spartane, ma attrezzate come camere d’albergo, retaggio di un romantico tempo di esploratori che oggi non è più.